Noi amiamo la Svizzera e non vi sembri un'affermazione azzardata. Questo paese pieno di contraddizioni ha un suo fascino, perverso se vogliamo: la gente vive in modo semplice, pur essendo molto più ricca degli italiani, che invece si indebitano per la borsa di Gucci o per il televisore al plasma… o almeno così vivono i nostri amici e parenti che, a dire il vero, fanno parte del cenacolo degli emigranti latini in questa terra di passaggio e di commerci fin dal Medioevo… quasi tutti ricercatori, persone di cultura fina che però faticano a trovare il loro posto in questo Paese che sembra a volte più indifferente che neutrale. Esiste una Svizzera ricca ed opulenta che riconosciamo solo nei negozi lussuosi della Banhofstrasse di Zurigo e che non ci interessa. La Svizzera che amiamo è quella dei rifugiati; quella della zuppa di Kappel, rappresentata in un quadro alla Kunsthaus di Zurigo, che contadini cattolici e pastori protestanti prepararono con pane e latte per siglare l’armistizio dopo le guerre di religione, mentre nel resto d’Europa continuavano a scannarsi; quella di Henri Dunant, che dopo aver visto la Battaglia di Solferino fondò la Croce Rossa… la Svizzera liberale e pacifica che da sempre convive con quella cinica e corrotta delle banche e del riciclaggio del denaro delle mafie di tutto il mondo.
Passeggiare per Zurigo è un godimento civico per almeno tre banalissimi motivi. Primo motivo: le cabine del telefono pubbliche, grandi, spaziose, con musica rilassante diffusa e guida del telefono digitale incredibilmente sempre funzionante ... a parte il fatto che i telefoni pubblici in Italia sono ormai una rarità e i pochi apparecchi esistenti obbligano a telefonate sotto il sole cocente o la pioggia battente, se ce ne fossero del genere la guida digitale sarebbe divelta o con i tasti rotti, la cabina ricoperta di scritte, il telefono senza cornetta e il pavimento un cimitero di mozziconi di sigaretta. Secondo motivo: i tram che passano ogni cinque minuti, con una biglietteria automatica ad ogni fermata. Terzo motivo: le strisce pedonali, a cui tutti, ma proprio tutti, si fermano sempre, anche solo quando il pedone è fermo a lato della strada con l'intenzione di attaversare. Da qualche giorno anche in Italia è passata una modifica al codice stradale che introduce l'obbligo di stop davanti alle strisce pedonali in presenza del pedone. Ce ne rallegriamo: visto il tempismo con cui questa legge è stata introdotta rispetto al resto dei paesi europei, la legge per le coppie di fatto è attesa per il 2050.
Il geniale Bozzetto, tra l'altro nostro illustre concittadino, anni fa fotografò i vizi italici con sapiente e divertente ironia:
Ironico e malinconico! Davvero un bel pezzo!
RispondiEliminaCristina,
RispondiEliminada tempo cercavo questo video da far vedere ai miei connazionali, adesso lo segnalo ai miei amici, grazie!
Una domanda per te che conosci un po la Svizzera: perché un paese Liberale, Pacifico, Civilizzato, può essere allo stesso tempo il paese Cinico e Corrotto delle banche per eccellenza?
In merito alla legge per le coppie di fatto, i miracoli esistono guarda sino l'Argentina che ha approvato da poco il matrimonio tra persone dello stesso sesso, con tutti i diritti ed obblighi come per i matrimoni "convenzionali", (tutto quando nessuno si lo aspettava).
Teniamo duro parliamone molto con le generazione future e forse riusciremo ad anticipare.
Aspetto con ansia i post di Roberto.
Saluti
Mauricio
Caro Mauricio,
RispondiEliminaRoberto ha scritto il suo primo post proprio ieri sera! Non so se riesco a rispondere alla tua domanda, ma forse gli svizzeri, perché un paese è fatto da chi lo abita, hanno un grande senso dell'in-group, di solidarietà nazionale, da qui il loro senso civico. La corruzione, in fondo, non è la loro, è quella degli altri, e su di essa loro ci fanno soldi, portando ulteriori vantaggi alla loro comunità. Quindi nessun problema, no? E' vero poi che il senso civico è presente anche in altri paesi, ma non ne conosco. Non so se hai visto il film "La meglio gioventù": a un certo punto uno dei protagonisti, ricercatore alla banca d'Italia, si domandava se si potesse esportare il modo di fare del nord Europa, dove tutto è trasparente e al servizio del cittadino, in Italia. La risposta, purtroppo, ce l'abbiamo davanti agli occhi. Ho scritto un post sulla legge argentina sui matrimoni gay, e quello che scrivi è vero, ma ricorda: rispetto all'Argentina il Vaticano sta a qualche migliaia di chilometri di distanza.
Un abbraccio.
Cristina