In questo cupo e incerto inizio di novembre, Cristina con due amiche melomani è andata a teatro: Don Giovanni, dramma giocoso di Da Ponte, musiche del sublime Volfango ... in alcuni vecchi libri di scuola di chiara impronta nazionalista era uso italianizzare i nomi di filosofi e letterati, soprattutto tedeschi, in una carrellata quasi comica di Volfango Goethe, Emanuele Kant, Arturo Schopenhaeur e via dicendo, un po' come nei film doppiati, che esistono solo in Italia.
Fortunatamente, la maggior parte dei libretti d'opera è in italiano; questo ha momenti davvero divertenti, strappa il sorriso anche dopo più di duecento anni, come sarà per Il grande fratello. Lo spettatore medio della seconda galleria è un uomo di sessantacinque anni con taciturna signora al seguito; porta pantaloni di velluto a coste e maglione di lana, tipica mise da sabato sera a teatro; conosce alcune arie a memoria che canticchia durante l’intervallo; ha un pesante accento valligiano, con cui commenta le performance dei cantanti e plaude con entusiasmo alla scena in cui l’impenitente libertino viene inghiottito dalle fiamme dell’inferno. Infine, giustizia fu fatta! A tradimenti e godimenti, devono seguire i meritati tormenti, e lo spettatore medio, il cattoleghista padre di famiglia ormai in pensione, può dormire sonni tranquilli. Cristina invece sogna ad occhi aperti una versione futurista del dramma mozartiano …
Fortunatamente, la maggior parte dei libretti d'opera è in italiano; questo ha momenti davvero divertenti, strappa il sorriso anche dopo più di duecento anni, come sarà per Il grande fratello. Lo spettatore medio della seconda galleria è un uomo di sessantacinque anni con taciturna signora al seguito; porta pantaloni di velluto a coste e maglione di lana, tipica mise da sabato sera a teatro; conosce alcune arie a memoria che canticchia durante l’intervallo; ha un pesante accento valligiano, con cui commenta le performance dei cantanti e plaude con entusiasmo alla scena in cui l’impenitente libertino viene inghiottito dalle fiamme dell’inferno. Infine, giustizia fu fatta! A tradimenti e godimenti, devono seguire i meritati tormenti, e lo spettatore medio, il cattoleghista padre di famiglia ormai in pensione, può dormire sonni tranquilli. Cristina invece sogna ad occhi aperti una versione futurista del dramma mozartiano …
E’ notte. Don Nano, audace seduttore e leader del partito dell’amore, ne dispensa a profusione nei suoi nobili palazzi e ville. Non uno, ma numerosi servi sciorinano l’elenco delle imprese amorose dello straordinario libertino, mettendolo al sicuro da coloro che ne reclamano la testa a causa dell’onore ferito, ma, soprattutto, della legge violata. Don Nano ha dapprima sedotto e abbandonato Donna Patrizia, che lo bracca come un cane da caccia cercando di sottrargli nuove vittime. Riesce comunque ad intrufolarsi ad una festa di compleanno di rustici e vivaci contadini, insidiando una giovane minorenne, ma viene scoperto e ritorna nel proprio palazzo romano a preparare la prossima malefatta. Scambiandosi arte e parte con i suoi fedeli servitori, fa liberare un'altra sua giovane amante prigioniera in una contrada fosca e nebbiosa. Ad ogni occasione per ravvedersi, Don Nano non arretra e proclama che delle donne non può far senza, che soprattutto loro non possono fare a meno di lui e che è molto meglio così che essere gay o Rosi Bindi …
Aspettiamo pazientemente che una botola si apra e che, se non all’inferno, si bruci almeno su una spiaggia di Antigua, a qualche migliaio di chilometri da qui.
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